di Fiorenzo Dosso
La Storia maestra di vita. Assist al bacio di Marco Tullio Cicerone, tuttocampista di grande talento.
Il ‘nostro’ passato e la ‘nostra’ vita biancorossa sono andati in scena nel tardo pomeriggio di lunedì scorso al Binario 7 nell’ambito del ‘Festival Delle Storie 2024 - Dammi un libro che apre le porte’ organizzato dal Comune di Monza e dal sistema Brianza Biblioteche.
‘Lectio Magistralis’ tenuta dal massimo docente di ‘Storia del Monza’: Adriano Galliani.
Ai suoi lati due assistenti studiosi e appassionati della materia: Paolo Corbetta e il sottoscritto.
Scenografia resa magica dalla collezione delle maglie ‘Pelle Biancorossa’ di Fabrizio Bosisio.
In prima fila alcuni grandi e indimenticabili protagonisti della ‘nostra’ storia: Guido Vivarelli, Patrizio Sala, Romano Cazzaniga, Eugenio Gamba, Franco ‘Jimmy’ Fontana, Fulvio Saini, Ernesto Peroncini, Maurizio Ronco, Vincenzo Iacopino.
Sullo schermo fotografie grondanti fascino. In platea tanti cuori biancorossi.
I grandi insegnanti non hanno bisogno di preparare la lezione il giorno prima.
Specialmente quando sono tutt’uno con la ‘loro’ materia.
E Adriano Galliani è il Monza. Ca va sans dire.
Così quella che doveva essere un’ora - ovvero il classico time delle lezioni scolastiche - è piacevolissimamente ‘sforata’ in 90 minuti, la durata di una partita di calcio.
Novanta minuti pieni di racconti, ricordi, aneddoti. Da alcune epiche sfide al ‘pollaio’ (il vecchio Sada) agli infuocati derbies col Como, dalle coppie-gol più forti (Milani-Lojodice uber alles) alla saracinesca per eccellenza (Castellini ma con citazioni per Giorcelli, Lovati, Breviglieri e... DiGre).
Novanta minuti - soprattutto - intrisi di brividi, suggestioni, emozioni. Dal massaggiatore che gli portava in tempo reale il risultato del Monza negli anni del Milan al capolavoro del coinvolgimento del Presidente Berlusconi che ha dato il la a questi fantastici anni da sogno.
Novanta minuti che sono stati purissima e intensa scarica di adrenalina.
E mai come questa volta avremmo voluto minuti di recupero infiniti...
E mai come questa volta avremmo assistito volentieri ai supplementari...
E mai come questa volta ci saremmo affidati alla lotteria dei calci di rigore...
Perchè la ‘nostra’ storia è così bella e ricca che non ci stancheremo mai di ascoltarla.
Né, per quanto mi riguarda, di narrarla.
Uno dei racconti della serata mi è sembrato particolarmente adatto al momento attuale.
Perchè la ‘nostra’ storia ci dice che partire male non implica automaticamente di... finire peggio. Anzi. Dal 1954-55, e per ben 7 volte tra B e A, il Monza ultimo alla 6° giornata si è salvato.
In qualche caso addirittura alla grande. Le imprese più note sono quella del '77-'78 (la fantastica rimonta di Magni), quella del '82-'83 (la leggenda del Sor Guido Mazzetti) e quella, recente, del '22-'23 (primo, strepitoso, campionato di Serie A). Approfittando della sosta rievochiamo una risalita biancorossa più lontana eppure molto suggestiva. Ricca di fascino e piena di brividi.
Serie B 1969-70. E’ la stagione del ritorno di Radice dopo la clamorosa separazione datata febbraio '68. Quando, con la squadra tranquillissima a centro classifica, il burrascoso divorzio fu causato da un... matrimonio. Una cerimonia a cui il mister partecipò disertando, pare ad insaputa del Presidente Enzo Radaelli, l’allenamento pomeridiano. Probabilmente la classica goccia che fece traboccare un vaso già colmo di incomprensioni. Volarono di brutto gli stracci e inopinatamente saltò la panca dell’allenatore. L’anno seguente l’orgoglioso Gigi si autoesiliò in Serie C a Treviso.
E Adriano Galliani ha ricordato di essere stato presente ad un Solbiatese-Treviso...
All’inizio dell’estate '69 Aurelio Cazzaniga subentra a Radaelli nella massima carica e - aiutato dal neo Ds Beltrami - dà sfoggio a tutta la sua abile diplomazia per ricucire i rapporti con il tecnico di Cesano Maderno. Che, carico e motivatissimo, accetta la proposta di ritorno in panchina vivendolo a metà tra una rivincita personale e una sfida al mondo. Le cose, però, non cominciano affatto bene. Dopo le prime 6 giornate, infatti, il Monza divide mestamente il fanalino di coda con i cugini del Como: 3 miseri punticini frutto di una sola vittoria (al Sada con il Genoa), un pareggio (tra le mura amiche con il Mantova) e quattro sconfitte (a Modena, Perugia, Reggio Calabria e in casa col Foggia). Sempre utile ricordare che all’epoca la vittoria vale 2 punti. Neanche lo scialbo 0-0 interno con la Reggiana alla settima cambia le cose. Ma nessuno mette minimamente in discussione il mister. La svolta arriva dal mercato di riparazione di novembre - allora funzionava così - che porta in biancorosso Soldo, Bertogna e Dolso. Quello dello striscione impresso nella mente e nel cuore di Adriano Galliani ‘Rivera + Corso = Dolso’. Nelle successive 29 giornate Radice e i suoi splendidi ragazzi sono protagonisti di una rimonta imperiosa: 13 vittorie (4 in trasferta), 13 pareggi e solo 3 ko. Al Sada non passa più nessuno. Il piccolo Monza trova ampio spazio sulle pagine dei quotidiani sportivi per tre motivi: l’innovazione assoluta del doppio allenamento giornaliero di metà settimana (quanto eri avanti, grande Gigi...), i primi dubbi sulla reale volontà di promozione da parte della società (quante chiacchiere sull’argomento nel decennio successivo...) e lo splendido campionato di un portiere tutto istinto e riflessi. Un portiere che è una autentica saracinesca. Un portiere che, per distacco, è il migliore di quella Serie B. Un portiere che si chiama Luciano Castellini. Il Giaguaro. Che contende all’Uomo Digre - perché tra felini ci si intende e ci si annusa con complicità - il titolo di miglior numero uno della nostra lunga e meravigliosa storia. A due giornate dal termine la classifica dice: Foggia, Varese e Catania 45, Monza e Mantova 43. Il calendario della penultima regala un intenso brivido: Varese-Monza. E dopo appena 2’ un ‘golazo’ carico di effetto di Caremi accarezza una dolcissima illusione: mai la Serie A è stata tanto vicina. Sarebbe splendida realtà se al 6’ Lanzetti non si divorasse - splendidamente solo davanti a Carmignani - un sontuoso assist di Bertogna. Momento fondamentale che Adriano Galliani ha rievocato l’altra sera con una clamorosa lucidità. Come se fosse successo non 54 anni or sono ma nella partita del giorno prima.
Gol sbagliato, gol subito: la ‘legge’ valeva già più di 50 anni fa. Un minuto dopo, sessanta maledetti secondi più tardi, un certo Bettega ristabilisce il pareggio. Che va benissimo ai padroni di casa e non serve a nulla agli ospiti. Ai quali, però, non difettano cuore e coraggio. Il Monza ci prova per tutto il resto del primo tempo ma al 41’ una sberla imparabile di un certo Braida (quanto lo ameremo tra qualche annetto...) spegne i sogni dei ragazzi di Radice e certifica la Serie A per quelli di Liedholm. Che, singolare e curiosa suggestione, solo dodici mesi prima aveva guidato il Monza a una sofferta e difficile salvezza.
L’adrenalina di una straordinaria, irresistibile rimonta (solo) parzialmente scalfita da una sconfitta che allora fece molto male. Ma di cui oggi riportiamo con orgoglio lo storico tabellino.
Domenica 7 giugno 1970. Varese, Stadio Ossola:
VARESE-MONZA 2-1 (2-1)
MARCATORI: Caremi (M) al 2’ pt - Bettega (V) al 7’ pt - Braida (V) al 41’ pt
VARESE: Carmignani, Perego, Rimbano, Sogliano, Dellagiovanna, Dolci, Bettega, Brignani, Braida, Bonatti, Nuti. Allenatore: Liedholm
MONZA: Castellini, Onor, D’Angiulli, Soldo, Trebbi, Deho, Bertogna, Prato, Dolso (5’ st Principe), Caremi, Lanzetti. Allenatore: Radice
ARBITRO: Picasso di Chiavari
NOTE. Spettatori 10.000 circa