Associazione Calcio Monza S.p.A.

I GIORNI SENZA POESIA DEL GIUGNO 1978 E QUELLA VITTORIA SULLA VIOLA


di Fiorenzo Dosso


Quella ‘strana’ settimana del giugno 1978.

Quei giorni senza poesia. Pieni di rabbia. Gonfi di delusione. E di lacrime.

Quando il Monza perse la Serie A ed eliminò la Fiorentina dalla finale della Coppa Italia.

Giugno 1978, dunque: 12 mesi dopo Modena, la maledizione si rimaterializza a Pistoia.

Nella tana di un’altra pericolante. Ma le circostanze sono completamente diverse: benzina finita in Emilia, clamoroso crollo psicologico in Toscana. Dove i biancorossi erano sbarcati pieni di entusiasmo, reduci da un favoloso tris di vittorie e - soprattutto - dal leggendario 4-2 all’Ascoli dei record. Una delle tre partite più belle in assoluto della mia vita al Sada.

Come può una squadra passare dai limiti della perfezione a un imbarazzante grigiore nel breve svolgere di una settimana? E proprio sul traguardo agognato da tutta una gloriosa storia...Il Monza di Pistoia è inaccettabile (perché ‘pallida’ non renderebbe il disastro) controfigura di se stesso. Ho solo 14 anni ma le voci di (presunti) cibi avvelenati mi fanno ulteriormente inca..are.

Il clima dalle parti del Sada - quello sì - è tossico. Traditi per la seconda volta consecutiva e accompagnati sulla strada del ritorno dalla insopportabile sensazione della ‘mancanza’ di volontà verso il grande salto, gli ultras rientrano nel cuore della notte dalla Toscana e mettono a ferro e fuoco lo stadio.

Convivo tra la profonda delusione sportiva e l’indicibile amarezza per la profanazione di un luogo magico dove ho vissuto momenti di assoluta felicità. E dove, nonostante tutto, vorrei tornare già due giorni dopo. Per una partita che per il Monza conta meno di zero: l’ultimo turno del girone semifinale della Coppa Italia 1978. I ragazzi di Magni (che nel settembre 1977 avevano splendidamente vinto il proprio gruppo di qualificazione a spese di vittime illustri come Bologna e Lazio) si erano difesi onorevolmente - mantenendo la stella polare di una straordinaria rimonta in campionato - al cospetto di Inter, Torino e Fiorentina.

La gara è imprescindibile per dare, invece, un senso alla fallimentare annata della ‘Viola’: l’approdo alla finale dell’Olimpico regalerebbe (almeno) qualche significato morale in più a una drammatica salvezza all’ultimo turno nello scontro diretto con il Genoa. La squadra di Beppe Chiappella - terzo allenatore stagionale dopo lo strano scioglilingua tra Mazzone e Mazzoni - arriva in Brianza per contendere all’Inter (impegnata in contemporanea a San Siro contro il già eliminato Torino) l’ingresso all’atto conclusivo.

Le mie speranze di assistere alla partita durano meno di un amen. 'Il Giorno' di martedì 6 giugno dedica una ampia pagina di cronaca alle altre manifestazioni di protesta previste dal tifo organizzato per la sera e scatta, inesorabile, il divieto dei miei genitori.

Le speranze ospiti di approdare a Roma si illudono per circa mezzora: dal fulmineo vantaggio di Sella (che lascia subito intravedere un buon incremento della differenza reti) allo slalom del pareggio di Blangero. E, qualche minuto prima dell’intervallo, il Monza - addirittura - sorpassa con un gran diagonale di Cantarutti.

Io sono uno dei tanti assenti giustificati in un Sada triste, lugubre e spettrale (365 paganti).

La Fiorentina paga . oltre ogni logica - la mancanza dell’unico giocatore in grado di accendere una scintilla di qualità: Giancarlo Antognoni, impegnato con la Nazionale ai Mondiali in Argentina.

Io avrei voluto essere al fianco del ‘mio’ Monza e mi arresi solo a cause di forza maggiore.

La ‘Viola’ doveva battere un colpo di orgoglio (anche perché, nel frattempo, il Toro non fece sconti inchiodando l’Inter sullo 0-0) e invece naufragò in una avvilente modestia. Psicologica prima ancora che tecnica o tattica.

Completato dal chirurgico contropiede di Acanfora e dal rigore di Sella, il secondo tempo è un lungo e inutile calvario. I biancorossi sanno che l’incubo di Pistoia ha rovinato tutto, regalando la Serie A all’Avellino e rendendo solo irritante orpello il turno finale di campionato (4-0 al Taranto).

Gli ospiti non vedono l’ora di mandare in archivio una stagione maledetta e allucinante.

Poi ci sono io. Un ragazzino di 14 anni. Che qualche giorno prima ha versato altre copiose lacrime amare su quelle, cocenti e incancellabili, dell’anno precedente. Come il sale sulle ferite.

Poi ci sono io. Un ragazzino di 14 anni. Che, alle prese con le ultime interrogazioni in quarta ginnasio, guarda in televisione Italia-Ungheria dei Mondiali '78 con il pensiero fisso su un’altra partita. Quella dei ‘suoi’ biancorossi.

Fu Paolo Valenti - al termine del lungo dopo gara dedicato alla vittoria degli azzurri - a comunicare i risultati delle gare di Coppa Italia: “Un Monza orgoglioso batte 3-2 una Fiorentina in completa confusione e spiana la strada verso la finale all’Inter pur fermata sul nulla di fatto dal Torino”.

Poi ci sono io. Un ragazzino di 14 anni. Mortificato da quei giorni senza poesia. Ma (ingenuamente?) proteso a cogliere la minima scintilla per innamorarsi ancora dei colori più belli della sua vita.


Monza, Stadio Sada. Martedì 6 giugno 1978:

MONZA-FIORENTINA 3-2 (2-1)

MARCATORI: Sella (F) al 1’ pt – Blangero (M) al 33’ pt – Cantarutti (M) al 42’ pt – Acanfora (M) al 32’ st – Sella (F) su rigore al 41’ st

MONZA: Incontri, Pallavicini, Gamba, Beruatto, Lanzi, Zandonà, Blangero (1’ st Lorini), Acanfora, Cantarutti, Scaini, Ronco. A disposizione: Conconi, Colombo, Aliprandi, Lainati. Allenatore: Magni

FIORENTINA: Galli, Galdiolo, Zuccheri, Pellegrini, Della Martira (1’ st Bruni), Braglia, Casarsa, Orlandini, Sella, Gola (1’ st Caso), Barducci. A disposizione: Carmignani, Rossinelli, Roggi. Allenatore: Chiappella

ARBITRO: Lanese di Messina

NOTE: 365 paganti per un incasso di Lire 1.127.600